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Si potrebbe sostenere, con l'autorevolezza di un Nobel quale Iosif Brodskij, che la poesia, nella sua essenza, si riassuma in un tweet: "La poesia, figlia dell'epitaffio e dell'epigramma, concepita, si direbbe per arrivare subito al cuore... ha la mercuriale velocità degli schemi mentali". Dunque (e perché no?) una poesia d'amore intensa e vibrante può stare dentro il corpus dei 140 caratteri. Certo, bisogna eliminare l'ovvio e il superfluo, la verbosità e la chiacchiera, concentrarsi sulla densità di ogni singola parola per creare un verso alato e profondo; bisogna cavare la quintessenza della scrittura per cantare, anzi, per cinguettare due righe che meritino attenzione, siano esse un endecasillabo, un settenario o un verso libero. Questa la premessa necessaria per chiarire il senso della sfida creativa che ha dato avvio a questa raccolta antologica. Una sorta di disiecta membra poetae direbbero i latini, eppure frammenti preziosi e luminosi, dove l'asfitticità dello spazio disponibile, questa prigionia che per certi versi corrisponde alle regole ferree del trobar clus, dello scrivere in metrica, si rivela costrizione feconda che carica di peso specifico ogni minimo lessema.